venerdì 10 gennaio 2014

Tetti in piode (beole). Un’arte infinita…

Della serie "non perdiamo le speranze per il nostro futuro" pubblico qui un testo interessante scritto da un giovane ticinese, Samuele Breu. 

Da quel che ho capito è la sua tesina finale per la scuola dove si è diplomato. Pensate, ha parlato dei tradizionali tetti in piode - pietra locale - che ancora formano i tetti delle vecchie case. Difficili da lavorare, complicate e costose da installare, pesanti come la coscienza del diavolo. Insomma, le piode avrebbero tutti i requisiti per essere abbandonate e sostituite con materiali più economici e più facili da lavorare. E invece il nostro Samuele se ne è innamorato e questo amore traspare in ogni parola che ha scritto, quasi avesse usato l'inchiostro del cuore. Sono troppo poetico? Per questa volta concedetemelo, se avrete la pazienza di leggere alla fine credo sarete d'accordo con me.




INTRODUZIONE

Essendo io nato e cresciuto a Chironico (un piccolo paese al centro delle alpi svizzere), sono stato, e sono tuttora, testimone di una sempre maggiore scomparsa di una tradizione altamente affascinante e pittoresca: 

IL TETTO IN PIODE.

Uno dei fattori che causano quest’impoverimento culturale è l’apparizione di metodi di copertura con materiali a facile impiego ed eseguibili a bassi costi. I risultati di questo sviluppo sono una quasi sparizione del tetto in piode e una banalizzazione dell’aspetto paesaggistico del nostro territorio. 
Tramite questo lavoro individuale d’approfondimento spero di sensibilizzare e rendere attenti alla problematica della “scomparsa” di questi elementi, i quali sono una vera e propria fonte di benessere per i nostri occhi.

Una volta...



Tradizioni

Non si sa esattamente quando è stato coperto il primo tetto in piode nell'arco alpino, si parla in ogni modo di un periodo tra il sedicesimo e il diciassettesimo secolo d.c. 
Certo è che questa tecnica si è sviluppata con la civilizzazione e l’urbanizzazione di ben determinati settori delle alpi, i quali sono caratterizzati da una morfologia montagnosa abbastanza particolare e più precisamente di strutture geologiche formate in gran parte da gneiss.
L’ubicazione principale s’incontra a sud delle alpi, principalmente nelle vallate del sopraceneri e del Grigioni italiano. 
Infatti, questo materiale è stato ben presto scoperto come abbastanza facilmente sfaldabile e perciò permetteva la sua lavorazione e trasformazione in lastre più o meno regolari, le cosiddette “piode” o “beole”.
In mancanza d’altre materie primarie nelle vallate alpine, come ad esempio l’argilla (tegole, coppi), la paglia, l’ardesia (scisto serpentino), scandorle di legno o altro, che sarebbero potute essere utilizzate per la fabbricazione di materiali che in altre zone servivano per la copertura di tetti, la pioda ha conquistato un’importanza esclusiva in molti insediamenti rurali. 
La concezione di carpenteria e copertura di tetti di allora, la quale non era a conoscenza di chiodi e cemento, rendeva l’utilizzo della pioda altamente idonea.

Materiali

La composizione della roccia adatta all’estrazione di piode e di:

-Feldspato (feldspato potassico/plagioclasio)   50-60%.
-Quarzo                                                      25-35%.        ===> GNEISS
-Mica (biotite)                                             10-20%.

-Peso specifico apparente                        ca. 2700kg/m3.

Le percentuali della loro composizione, siccome il suo peso specifico varia leggermente a seconda della zona nella quale viene estratto o raccolto.

Tecniche d’estrazione

Considerato l’alto peso specifico (massa volumica) dello gneiss era di prima necessità estrarre o raccogliere il materiale nelle immediate vicinanze dell’insediamento, e quindi della costruzione. Evidentemente in questo modo si cercava di ridurre al minimo indispensabile la tratta di trasporto.
Per esempio tutti i massi che si trovavano durante i lavori di scavo per la nuova costruzione e che si prestavano ad essere “spiodati” (sfaldati in lastre fino a ca. 10cm di spessore ) venivano utilizzati.
Se vicino all’insediamento esisteva un deposito di materiale roccioso franato, allora era ben accolto come fonte di materia prima.
Inoltre si faceva a capo  a dei posti dove l’estrazione di beole era possibile direttamente dalla roccia viva, le cosiddette cave.



Tempi e tecniche di costruzione

I lavori di costruzione descritti in questo capitolo, nelle comunità rurali erano eseguite principalmente durante la stagione invernale. Durante le altre stagioni, la gente era pienamente occupata con attività legate all'agricoltura e all'alpeggio. 
Allora, i “grandi” lavori edili (specificamente la copertura dei tetti) erano eseguiti in comunità.         
Terminato il lavoro di spiodamento, le piode risultate erano lavorate in modo grezzo con un martello per fargli acquisire una forma idonea alla posa sul tetto. Inoltre, per garantire un ottimo scorrimento dell’acqua piovana esse venivano “sbarbate”. 
Il lato più idoneo a questa lavorazione non è scelto a caso, infatti, pregiudica già la posizione nella quale sarà posata sulla listonatura del tetto. Di regola, si tratta del lato più spesso della pioda, quello esposto allo scorrimento dell’acqua piovana o di scioglimento delle nevi.
Le piode così preparate erano caricate su delle “cadole” e le donne del paese le portavano sulla schiena fino al cantiere (un percorso che poteva raggiungere diversi chilometri).



Attraverso elaborati ponteggi e rampe le beole venivano issate in quota, dove abili uomini (i cosiddetti “posatori”) le posavano a regola d’arte sulla carpenteria del tetto. L’arte consiste nella posa delle beole con una certa pendenza e, senza nessun elemento di fissaggio, sovrapposte in una maniera da evitare l’infiltrazione d’acqua nello stabile sottostante.
Il sistema di posa, che richiedeva una grande abilità, era soprannominato “a piuma”. Infatti, l’immagine del lavoro terminato, con le piode sovrapposte una all'altra, ricorda la struttura di un piumaggio o delle squame di un pesce.

Un aspetto molto importante della costruzione di un tetto in piode è la carpenteria, come elemento statico, che doveva sopportare l’enorme sollecitamente causato dalla massa di pietra usata come copertura e del carico della neve che poteva raggiungere diversi metri di spessore. 
La carpenteria era solitamente eseguita con tondoni d’abete, larice o castagno. A dipendenza della dimensione, dell’inclinazione del tetto, la quale nei nostri paraggi varia fra i 30-45°, e alla sua ubicazione, essa doveva essere dimensionata per sorreggere a circa 800 Kg/metro quadrato.
300-400kg di pietra e 300-500Kg di neve.
L’esecuzione di copertura, a seconda della dimensione del tetto, poteva durare anche dei mesi, a causa delle condizioni meteorologiche invernali e, d’altro canto, perché la gente non poteva dedicarsi esclusivamente a quest’attività. 


 



Longevità di un tetto in piode

La longevità di un tetto in piode dipende dai seguenti fattori:

1) Qualità della beola: composizione chimica della pietra
2) Qualità dell’esecuzione pratica
3) Manutenzione regolare
4) Esposizione agli agenti atmosferici
5) Cambiamenti climatici
6) Struttura portante idonea

In condizioni buone, un tetto in piode può raggiungere tranquillamente 300 anni di vita.




Materiali

Il tetto in piode odierno è composto principalmente da beole nuove, estratte meccanicamente nelle cave “moderne”. In piccola parte o, per soddisfare esigenze particolari, vengono riutilizzate piode ricuperate da demolizioni di tetti vecchi.


Tecniche d’estrazione e di lavorazione

I metodi odierni d’estrazione e di lavorazione della materia prima si distinguono nettamente da quelli impiegati in passato. L’estrazione avviene in cave altamente meccanizzate. La manodopera impiegata  è ridotta allo stretto necessario, tuttavia non è possibile rinunciare al lavoro di uno specialista, il quale esegue ancora oggi la spiodatura esclusivamente a mano. Le beole risultanti mostrano un aspetto piuttosto regolare, sono rettangolari e hanno uno spessore di 4-5 cm. Vengono prodotte, a dipendenza dalla richiesta (a seconda della pendenza del tetto da coprire), in varie larghezze ma a lunghezza libera. 


Tempi e tecniche di costruzione, statica

La sotto struttura portante di un tetto in piode odierno non si scosta sostanzialmente da quella eseguita in passato. I carichi statici risultanti sono rimasti quelli conosciuti alle nostre latitudini. Le due differenze importanti derivano dal fatto che la carpenteria moderna è fissata e legata con chiodi e viti, e inoltre è normalmente dimensionata in modo da non permettere praticamente nessuna flessione. Per raggiungere tali scopi si fa capo ad un calcolo statico effettuato da un ingegnere civile.
La posa delle piode, contrariamente al passato, avviene “a corsi”. Questi corsi sono determinati da una listonatura, solitamente di sezione rettangolare, che serve come supporto. La distanza tra un listone e l’altro determina la sovrapposizione e la pendenza della pioda. Essa è in correlazione con la pendenza del tetto. Particolare attenzione si presta all'esecuzione di gronde, bordi, cantonali, converse e del colmo. Queste finiture richiedono una lavorazione particolare. 

La copertura di un tetto in piode, il giorno d’oggi, è un processo abbastanza rapido. L’esperienza, la quale funge anche da base di calcolo per determinare il prezzo di una determinata opera, dice che una squadra di quattro operai “specializzati” arriva a lavorare e posare anche 10 tonnellate di beole di cava il giorno. In grosso modo questa cifra corrisponde a circa 30Mq (a 333Kg/Mq) di superficie coperta. Eseguendo una copertura di piode “mischiate”( piode di cava e piode ricuperate) i tempi si allungano a causa della maggiore lavorazione richiesta. La pioda vecchia, rispetto a quella nuova, è molto più sensibile alla lavorazione che avviene a colpi di martello, avendo una struttura meno regolare, tuttavia si può dedurre che, in confronto al passato, i tempi d’esecuzione siano diminuiti massicciamente. 


Costi

Il prezzo complessivo di un metro quadrato di tetto in piode è strutturato come segue:

Struttura portante (carpenteria):            
Manodopera          50% (50.- Fr)
Materiale              50% (50.- Fr)

Sottotetto, isolazione idrica, isolazione termica, lattoneria, listonatura, ponteggio:  
       
Manodopera          70% (105.- Fr)
Materiale              30% (45.- Fr)

Copertura (beole):     
Manodopera          35% (112.- Fr)
Materiale              65% (208.- Fr)

Eliminazione scarti:  
Manodopera          95% (12.- Fr)
Tasse                   5%   (0,60.- Fr)

TOTALE
Manodopera         279.- Fr/Mq
Materiale             303.60.- Fr/Mq

CA.                      600.- Fr / Mq

Come deducibile dallo schema sopra raffigurato il rapporto materiali/manodopera del prezzo unitario è pressoché uno ad uno. Il fattore incisivo di questo rapporto è costituito dal costo del materiale primario:  la beola. Nei lavori edili in generale i costi del materiale rappresentano  pressoché un terzo, quelli della manodopera due terzi.




Scopo odierno della copertura in piode

Contrariamente al passato, nel quale la copertura in pietra rispecchiava un esigenza vitale fortemente legata alle possibilità locali, oggigiorno è considerata quasi un “lusso”. La scelta è sovente legata a motivi di carattere emozionale,  altrimenti è dovuta alle prescrizioni del piano regolatore di determinate zone o nuclei, ove quindi la copertura in piode è obbligatoria per ragioni paesaggistiche (vedi per es.: Val Bavona, Val Malvaglia, Rossura, Bosco Gurin, etc.). Fino ad alcuni anni fa in questi posti era persino possibile ricevere sussidi dalla confederazione e dal cantone.
Nel frattempo i sussidi sono stati cancellati ma l’obbligatorietà è rimasta.
Altri esempi sono edifici storici o chiese. 
Vi è in ogni modo anche una limitata parte d’opere private, appartenenti ad amatori, i quali non esitano ad affrontare una spesa così cospicua e quindi non rinunciano all'incantevole bellezza e alla maestosità di una copertura in pietra. 


CONCLUSIONI

Sono finalmente arrivato alla fine del mio lavoro e devo ammettere d’essere molto compiaciuto con me stesso. All'inizio, non riuscendo a trovare alcuna fonte d’informazioni e non avendo quindi niente con cui iniziare, ero assai indeciso se confrontarmi con un lavoro di tale portata. Ho quindi domandato mio padre se mi poteva dare un aiuto. 
Concludendo, penso di essere riuscito nel mio scopo di informare ed illustrare il lavoro fisico e comunitario che cela la maestosità di un tetto in piode, e quindi tutta la bellezza che rende uniche le nostre valli. Chiaramente i tempi d’oggi sono diversi: si vuole spendere il meno possibile per avere la miglior qualità… questo purtroppo non è possibile se si parla di piode.
Vi sono per fortuna alcuni luoghi ove è prescritto per legge il tetto in beole. Bisognerebbe secondo me introdurre questa legge in svariati altri luoghi evitando una banalizzazione del nostro territorio e quindi pure una perdita di guadagni dovuta al turismo del caso. 
Evidentemente…ciò non interessa granché a chi deve ricostruire un tetto da nuovo…basta che sia resistente e che costi poco!
Quindi mi raccomando, quando dovrete coprire il tetto di casa vostra…pensateci due volte!!


FONTI

Non riuscendo a trovare alcuna testimonianza di tipo scritto o d’origine fotografica mi sono dovuto essenzialmente basare su conoscenze personali di mio padre, Werner Breu, titolare di un’impresa di costruzione in buona parte specializzata in questo tipo di lavori.

Werner Breu Sagl  - Impresa di costruzioni.
6747 Chironico

Alfredo e Lino Polti sa - Cava d’estrazione beole.
6543 Arvigo

Sergio Mariotta - Ingegnere civile
6747 Chironico

Beat Bachmann - Architetto diplomato ETH Zürich
6513 Monte Carasso
Altre fonti: anziani del paese.


GLOSSARIO

Spiodare: termine per indicare il distaccamento, lungo la venatura, delle lastre di pietra chiamate beole.

Beole: lastre di pietra (prevalentemente gneiss) di vario spessore.

Sbarbare: termine per indicare la lavorazione a colpi di martello di uno dei lati della pioda per ottenere uno smusso marcato. 

Carpenteria: struttura portante in legno di un tetto.

Cava: luogo nel quale viene estratto il materiale primario, la pietra.

Listone: travetto in legno di sezione tonda, semi-tonda o rettangolare.

Listonatura: listoni posati orizzontalmente sulla carpenteria quale appoggio per le piode.

Posatori: Persona specializzata nella posa delle beole di tetto.

Tondoni: Travi portanti della carpenteria, a sezione rotonda.

Agenti atmosferici: pioggia, neve, gelo, vento, raggi UV, gas.

Calcolo statico: calcolo specifico per determinare i dimensionamenti del legname di carpenteria.

Gronda: parte terminale bassa del tetto.

Bordi: parte terminale laterale del tetto.

Colmo: parte terminale alta del tetto.

Falda: superficie di un lato del tetto.

Cantonali: i quattro colmi di un tetto a quattro falde.

Converse: congiungimento di due falde di un tetto.