mercoledì 27 gennaio 2016

La giornata della Memoria diventerà merchandising?




Il giorno della Memoria mi sembra diventato come San Valentino dove pare ci si ami solo il 14 febbraio, o Natale dove forzatamente si è tutti più buoni. Per non parlare della giornata delle donne, quella dei gay o quella dell'autismo e siamo arrivati al punto grottesco di avere la giornata mondiale dei vegani! Così il 27 gennaio tutti si "devono" sentire tristi e tenere viva la memoria per l'orrore nazifascista mentre il 28 gennaio è già il giorno del nulla e del niente e la shoa sarà solo un ricordo da accantonare velocemente e da riesumare il prossimo anno.
Non servono a nulla i giorni della memoria se poi nel resto dell'anno in tv si fa propaganda  di parte (di qualsiasi parte), non servono a nulla i giorni della memoria se poi si vive nella prepotenza e nell'intolleranza, se poi vediamo in giro per le strade svastiche e croci celtiche disegnate da ragazzini minorenni e coglioni (più o meno come i genitori) che hanno il mito della violenza e non conoscono il significato vero di quei simboli; non serve a nulla il giorno della memoria se poi nei licei ci sono professori che odiano i neri e farneticano che l'olocausto non sia mai esistito. Il giorno della memoria (e altri similari, se proprio devono esserci) dovrebbe durare per sempre, essere uno stato d'animo costante e permanente affinché si debelli quel cazzo di virus mentale che porta molti ignoranti a distinguere l'umanità in razze più o meno forti secondo idee del tutto campate per aria. Intendiamoci, non sto dicendo che ci si debba alzare ogni mattina con in testa le immagini delle deportazioni o delle parole di Primo Levi ma non mi piace neppure che il giorno della memoria diventi uno dei tanti giorni particolari, fine a se stesso, all'interno di un calendario. 
Perché mi girano particolarmente alcune parti nobili del mio corpaccio all'idea che sia obbligatorio avere per statuto "la giornata salamadonnapercosastavolta" come se la gente comune non fosse dotata (oddio, qualche eccezione c’è ma facciamo finta di niente) di sufficiente cervello per sapere che cosa successe un tot di anni addietro. Se, come sembra, è obbligatorio allora pretendo la giornata della conquista di Cartagine, quella di Marco Polo, quella della liberazione del primo schiavo negli USA e mille altre ancora affinché ci voglia il calendario di Alfa Centauri per contenerle tutte. Questa in particolare non ancora ma tra poco diventerà mercificata come tutte le altre stronze giornate mondiali in favore di qualcosa: si andrà a comprare un "gadget" magari pure estremamente divertente e lo si regalerà come fosse un mazzo di fiori alla propria amata e la si porterà anche a cena fuori. Vuoi mettere che figata scopare il giorno della Memoria?

Detto ciò, immenso rispetto per chi ha sofferto quegli orrori, per i parenti delle vittime e per tutti quelli che ancora oggi nel mondo stanno subendo le stesse sciagurate nefandezze, se non peggio, di quegli anni terribili.

martedì 26 gennaio 2016

L'ignoranza non è un punto di vista e la selezione all'ingresso migliora il tuo divertimento.



Si dibatte da qualche tempo sulla possibile scomparsa dei forum a favore dei social network e del perché, invece, dovrebbe proprio esserci una nuova primavera per i siti di discussione a causa della pochezza del social in generale. I forum sembrano perdere "utenti" e motivazioni d'essere perché - tendenzialmente - occorre qualche neurone funzionante per postarci sopra mentre un calamaro morto è tutto quello che occorre per scrivere emerite stronzate su facebook (un social a caso). 
Si dice che sia colpa della perdita della "grande famiglia" che accompagna un sito di discussioni: purtroppo lo spirito della grande famiglia funziona solo per poco tempo perché appena il forum diventa "grande" nascono nuove problematiche che impediscono - ovviamente - il mantenimento di quello status. Poi ci sono i nuovi arrivi che sembrano scocciare i "vecchi user" dei forum...ma ne parlo dopo. 

I forum (tutti, nessuno escluso) si dividono in tre grandi famiglie:

1) tematici generali
2) tematici allo sfinimento
3) generici

Anche se non sembra, i primi e i terzi sono praticamente uguali, mentre i secondi fanno vita a sé stante. Mi spiego: i generici non trattano nulla di particolare se non quello che gli utenti decidono di trattare, quindi se uno scrive che vuol sapere che diavolo sono i Topinambur si creerà una discussione su quello e così via. I tematici generali sono quelli che trattano un argomento specifico - magari con delle varianti precise - e poi "spaziano" fra OffTopic/Tuttodipiù/Altro che a volte sono anche stra-frequentati.
Il secondo caso, i tematici allo sfinimento, si riferisce ai forum che non si limitano a trattare un solo argomento (faccio degli esempi che conosco perfettamente: Networking, Switch, Router, Firewall o anche solo specifici parti come le prese di rete Panduit o Krone ecc. ecc.) ma lo trattano, il più delle volte, solo se sei un rivenditore/certificato e non il semplice cliente o curioso. Io su questi specifici scrivo da tempo immemore…esagero, Annibale aveva già passato le Alpi. 
In questo momento, nel senso dell’ultimo paio d'anni, i forum si sono trovati a dover affrontare alcuni importanti cambiamenti: i social network in primis e poi la possibilità di "parlare" con chi si conosce attraverso social/voip tipo Skype. Questi permettono un interscambio molto più veloce e anche travolgente in merito a argomenti generici: cosa che i forum "tradizionali" non riescono a fare (parliamo della tecnologia, non della volontà dei gestori). 
Quindi i forum della terza categoria, i generici, sono attualmente morti. Peccato perché un paio che frequentavo erano davvero interessanti e uno l'ho creato io stesso convinto che avrebbe funzionato. - mentre quelli della fascia uno – i tematici generali - sono solo "parzialmente" in crisi. Questa deriva da una massa di persone che preferiscono guardare FB piuttosto che TW partecipando così diversamente alla vita "sociale" che gli si pone come offerta. La ragione? Perché la maggior velocità nel raggiungere un numero più elevato di contatti li soddisfa maggiormente. I forum di seconda fascia, per ovvi motivi, non hanno nessuna crisi: rimangono nella loro enclave di pochi (oddio, “pochi” relativi: il forum interno di una nota casa di Firewall conta circa 500.000 utenti e oltre 350.000 attivi) user e, in alcuni casi, addirittura è difficile entrarci.
All'interno di forum anche conosciuti e famosi, ci sono sempre stati i "pro", nel senso di professionisti o comunque persone che lavorano nel settore: questi possono essere certificati, impiegati, programmatori, costruttori ecc. ecc, insomma tutta gente che ha sempre dedicato alcune ore del suo tempo a risolvere i problemi degli utenti. E sempre gratis purché sul forum: se il problema si presenta irrisolvibile per via forumistica s'interviene diversamente ma questo costa, ovvio. Anche qui un sacco di gente si lamenta che "in area xy non postano più Pollo, Pippo e Pluto". Magari hanno intrapreso altre attività che tolgono tempo da dedicare al forum, magari non fanno più quel particolare lavoro e quindi hanno cambiato oppure salamadonnacosa. Ma l'area non è abbandonata: solo che cambiano i personaggi che scrivono e informano e consigliano. Se il livello "tecnico" è sempre buono l'area rimane sempre un buon posto dove cercare aiuto. Chiaro e limpido che all'ennesima richiesta di come - esempio banale - si inserisce un indirizzo IP statico su Windows XYZ mi cadono le palle: dieci anni fa era una cosa che si sapeva in pochi, oggi non puoi non saperlo,a meno che tu non abbia 80 anni o 5: in mezzo lo devi sapere e basta. Ma questo non vuol dire che non risponda seppur magari in modo meno professionale. 
Ora, il forum tematico non viene abbandonato perché l'utente famoso non posta qualcosa o non commenta spesso quelle degli altri, non viene abbandonato perché "io apro il forum per leggere chi vince la domenica" e non lo trovo oppure perché "si parla poco di questo ma ci sono cento post di libri".La ragione dell’abbandono è un’altra: è cambiata la gente che si iscrive e molti degli iscritti sono a loro volta cambiati. 
Quindi il novellino che si affaccia sul forum la prima volta potrà essere stratosfericamente perculato per le vaccate che ha scritto (se è intelligente la prende anche bene, se non lo è Darwin prima o poi lo trova) oppure neanche considerato oppure ancora - giustamente - preso a sassate perché è evidente che cerca di far passare quello che scrive come "Il Verbo" a gente che è scafata.
Il cambiamento (i ricordi sono belli ma - appunto - ricordi. Roba passata) è in atto giornalmente: quello che molti non gradiscono è che certi momenti non torneranno più - evoluzione logica della vita - e bisogna soltanto scegliere, o meglio ancora, prendere una decisione: se continuare a credere in chi gestisce quella community e quindi continuare a parteciparci attivamente oppure diventarne soggetti passivi. Senza criticare inutilmente, i secondi sono come i ricordi mentre i primi saranno sempre "avanti" agli altri.
Il forum poi è fatto anche di business: in alcuni casi anche "corposo" e per mantenere chi ci lavora vengono giocoforza prese delle decisioni che possono non piacere. Se il forum continua a offrire cose particolari e a volte esclusive per i suoi utenti, non dovuto solo alla bontà d'animo di chi lo amministra ma anche al "lavoro che porta denari" alle casse del forum stesso. Quindi ogni volta che il forum "regala" qualcosa, ricordatevi che quel regalo qualcuno lo ha pagato. Poco o tanto non è importante. Se quando un forum nasce e si è in 100 si trova sempre la famiglia, a 10.000 la famiglia è troppo larga per ritrovarla: però si può offrire molto in più rispetto a prima. Lo ripeto: si chiama evoluzione.
Last but not least: gli utenti. Per quale ragione - impressione mia - le ultime generazioni di utenti che si iscrivono ai forum (sto generalizzando, ovvio) siano così fortemente cazzoni e indisponenti non mi è chiaro. Probabilmente i 140 caratteri dei twitt li angosciano, i 160 degli SMS non sono visibili a tutti e FB non gli basta più. Inondano i forum di K, XK, scrivono senza virgole e punti (se mi pagate vi passo il nominativo di uno che scrive poemi senza punteggiature e maiuscole); scrivono in maniera che sgrammaticato è persin poco - eppure la scuola dovrebbe ancora essere dell'obbligo no? -; pongono domande ad cazzum e si arrabbiano (il top son quelli che hanno lo studio di avvocatura Bongiorno e Grande Stevens in cucina a casa loro e minacciano tutti di scatenargli contro i mastini dei codici penale e civile) quando gli fai notare che esiste Google per fare ricerche e che per usarlo si impiega meno tempo che a scrivere un nuovo topic e attendere la risposta (informaticamente la frase è "Read The Fucking Manual" oppure, in tono decisamente più offensivo, "Ti faccio un PowerPoint?"). Mi fermo qui ma la lista delle patologie della maleducazione è ancora lunghissima e purtroppo chi ne soffre è più un malato che un utente. Magari qualcuno non ci crede, ma alcune disaffezioni avvengono anche per questo.

Pokeristicamente parlando ho più volte chiesto a molti player perché usassero dei social dispersivi come FB per scrivere, raccontare ecc. rispetto a un forum (giuro, uno qualunque!) e la risposta media è stata abbastanza sconcertante: "Non sono uno da forum!" Ovvio che a un paio ho dovuto rispondere che mi sembravano "anche fuori dalle logiche di un social" ma non hanno colto la sagace ironia. Ma questo penso sia un loro limite, quello cioè di non vedere quanto possono dare e ricevere semplicemente restando presenti - anche solo parzialmente - con qualche post di tecnica piuttosto che del cazzeggio.
Poi facciano (come fanno) di testa loro, solo che poi si lamentano se di solito si parla sempre e solo degli stessi...storia trita e ritrita...
In conclusione, esiste una strada per i forum e quella strada non è quella di una volta. E' cambiata, sta cambiando e cambierà ancora. Viviamo i forum oggi per quello che sanno dare a chi li frequenta, meglio pochi e buoni, no?
Maestro Oogway (l’avete visto Kung fu Panda, vero?) diceva: il passato è storia, il futuro è mistero ma oggi è un dono...per questo si chiama presente. 


lunedì 25 gennaio 2016

Al Teatro Sociale di Bellinzona va in scena l'Otello




Di tutte le tragedie di Shakespeare, Otello è la più impressionante e la più terribile. Dal momento in cui nel cuore di Otello si insedia la gelosia, il cuore e la mente dello spettatore sono stretti in una morsa. Amore, pietà, paura, speranza e timorosa sospensione dell’animo lo attraversano. Forse non esiste argomento più eccitante della gelosia sessuale che sale all'intensità della passione; sono sentimenti che comportano un senso di vergogna e di umiliazione e per questo spesso si tengono nascosti. Perché una gelosia come quella di Otello converte la natura umana nel caos e libera la bestia che è nell'uomo. Artefice di questa liberazione è forse il più grande tra i “villains” shakespeariani, Iago, in cui il male si dispiega sotto forma di una superiorità intellettuale comune solo ad Amleto e Falstaff. Per dirla con Harold Bloom, Iago è uno straordinario psicologo e drammaturgo, e il primo esteta della storia occidentale. Protagonisti di questo allestimento sono attori di provato talento, Filippo Dini e Antonio Zavatteri, che negli ultimi anni hanno ottenuto meritati riconoscimenti a livello nazionale.



In un’ambientazione ibrida tra il Medio Oriente antico e la prima Guerra del Golfo, con l’isola di Cipro immaginata come un decadente avamposto di Occidente accerchiato da un nemico “diverso” culturalmente che si teme ma non si conosce davvero (situazione di cui tanti esempi abbiamo oggi). Sullo sfondo del tema della diffidenza razziale e culturale si consumerà lo scontro tra “il parto mostruoso” dell’intelligenza di Iago e la natura romantica e primitiva di Otello. Uno scontro che porterà alla più insopportabile delle sofferenze, quella dell’innocente Desdemona, e alla sensazione di una civiltà occidentale che crolla sotto il peso delle proprie stesse conquiste culturali. La messa in scena risponderà a un’esigenza che avverto sempre più diffusa, quella di trovare una nuova via che superi l’odiosa distinzione tra spettacoli “colti” e spettacoli “popolari”, gli uni spesso cerebrali e incomprensibili, gli altri ammuffite messe in scena. La nostra ambizione, invece, è di fare del nostro Otello uno spettacolo sia colto che popolare, che emozioni il pubblico ma che, come diceva Bertolt Brecht, gli stia anche un passo avanti.


Otello di William Shakespeare
Con: Filippo Dini, Antonio Zavatteri, Giulia Eugeni, Roberto Serpi, Alberto Giusta, Mariella Speranza, Massimo Brizi, Cristina Pasino
Traduzione e regia: Carlo Sciaccaluga
Scene e costumi: Catherine Rankl
Luci: Sandro Sussi
Musiche originali: Andrea Nicolini
Produzione: Teatro de gli Incamminati, 2015

venerdì 1 gennaio 2016

Iniziamo il 2016 ridendo: metti che porti bene.



Le mele fanno bene?


Biancaneve si è strozzata;
Guglielmo Tell quasi ammazzava il figlio;
Eva ci ha messo nel guano;
Steve Jobs ci ha rincoglioniti...

...e Newton ne ha fatto una questione di una "gravità assoluta".